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Gli spazi comuni e il loro utilizzo

Intervista a Eugenia D’angelo sull’interessante tema, diventato anche occasione di confronto tra diverse visioni della città

di Achille Auriscchio

Per la sua posizione geografica a cavallo tra le province di Napoli e Caserta la Città normanna ha registrato, fin dal periodo postbellico, una crescita urbana e demografica esponenziale. Indici di questo processo storico-sociale sono innanzitutto le tante scuole, l’ospedale, le università e, più recentemente, gli uffici giudiziari del Tribunale e della Procura di Napoli Nord che ci hanno spinto ad un radicale riassetto della vita cittadina. Con il sindaco Golia abbiamo spesso parlato di quale “visione di città” fosse più adatta ad Aversa, interessandoci di viabilità, piano del traffico, recupero urbanistico e dallo stesso punto d’osservazione anche gli spazi comuni meritano una nuova considerazione. Un tema spesso ricorrente negli interventi in Consiglio comunale e diventato anche occasione di confronto tra diverse visioni della città. Ne parliamo stavolta con la consigliera comunale Eugenia D’Angelo che, eletta nel 2019 nella lista del Partito Democratico con il sindaco Alfonso Golia, siede oggi tra i banchi delle opposizioni.

Parliamo di “Spazi comuni”. Potrebbe spiegarci che destinazione d’uso avranno questi spazi, si tratta di semplici aree destinate al verde urbano o sono stati previsti utilizzi differenti? Che benefici potranno ottenere da questi i cittadini e quali saranno i costi?

Partirei da una considerazione. Nonostante il programma elettorale, i proclami e i selfie, non vedo una grande attenzione di questa amministrazione per le problematiche ambientali e la sostenibilità dello sviluppo cittadino, a cominciare dal “consumo suolo zero” archiviato a tempo record nonostante l’approvazione di una specifica delibera di G.M. nel dicembre 2020, per poi finire alla pessima gestione della raccolta rifiuti che vede il livello di raccolta differenziata non superare il 33/35%, stando ai dati forniti dalla Tekra. Nei provvedimenti che il Sindaco e gli Assessori hanno portato in Consiglio Comunale occorre distinguere tra aree standard e spazi verdi comunali (aiuole e giardinetti, ndr.). Il Sindaco e la Giunta, con proposta di delibera portata in Consiglio Comunale, hanno deliberato che gli standard urbanistici – lotti di terreno ceduti dai proprietari al Comune a seguito di rilascio di una concessione di permesso a costruire, destinate al verde urbano e/o a progetti di pubblica utilità quali parcheggi pubblici o parchi giochi a disposizione, gratuitamente, dei cittadini – possono essere concessi  a privati senza che essi paghino alcun canone di concessione con la possibilità che possano addirittura realizzare dei parcheggi; tali concessioni gratuite sono, di fatto, una sottrazione di un bene pubblico dalla disponibilità di tutti i cittadini, senza che il Comune ne abbia un vantaggio, se non altro, in termini economici. Il tutto avviene senza l’approvazione propedeutica di un Regolamento sugli Standard Urbanistici, licenziato dalla I Commissione a gennaio 2020, che il Sindaco non ha mai portato all’approvazione della Commissione Statuto e del Consiglio Comunale.

 

Ha parlato della gestione delle aree verdi, perché il Comune decide di affidare tali aree a privati e non di curarle personalmente nonostante la grande attenzione che ha dimostrato verso le problematiche ambientali e di sostenibilità di sviluppo cittadino?

Una cosa è concedere le aiuole, i giardinetti, le rotonde e aree simili alla cura dei privati, altra è invece inserire nell’elenco allegato porzioni di Parchi pubblici cittadini (Pozzi, Grassia, Balsamo, Taglione, ndr.). Ma sul serio questa Giunta pensa di poter risolvere i problemi della Città abdicando alla sua funzione di governare i processi? Ma sul serio pensa di tacitare il Consiglio Comunale riservandosi, da Regolamento si badi bene, che tali affidamenti, che tali concessioni, debbano essere gestiti autarchicamente dal Sindaco e dai suoi Assessori? Pensi che, in occasione del Bilancio di Previsione, presentai un emendamento per la copertura assicurativa dei percettori del Reddito di Cittadinanza da impiegare in lavori di pubblica utilità tra cui, in particolare, la cura quotidiana delle aree verdi: parliamo di circa 100 unità da utilizzare a costi bassissimi per l’ente. Ebbene, il mio emendamento fu bocciato e la Giunta approvò una Delibera il 13 settembre (il giorno prima della data di convocazione del Consiglio Comunale in cui si approvò il Bilancio, ndr.) in cui era previsto l’impiego di 103 unità in progetti di pubblica utilità. Questa Delibera è rimasta lettera morta, il mio emendamento bocciato e, oggi, si approvano uno dietro l’altro Delibere volte a concedere beni del Patrimonio comunale a privati, senza che il Comune incassi un euro da tali concessioni. Il Comune, con un disavanzo “ufficiale” di 25 milioni di euro si permette di concedere gratuitamente a privati dei beni pubblici: ma le sembra normale? Qui non si tratta solo di mancanza di visione politica, di programmazione amministrativa, qui si tratta di non avere la diligenza del buon padre di famiglia nell’amministrare la cosa pubblica: mancano i minimi. O meglio, c’è il tentativo sempre più chiaro di una gestione privatistica dei beni pubblici, piegati a meri interessi elettorali di chi gestisce il patrimonio pubblico. Più volte se ne è parlato in Consiglio comunale e lei figura tra i maggiori difensori di questa posizione: al contrario di come prassi prevedrebbe, mi è parso di capire che la Giunta comunale ha ricevuto dall’amministrazione non solo il compito di applicare i criteri per la scelta delle Aree Standard ma anche di individuare tali criteri, compito che normalmente spetterebbe al Consiglio. In che modo ciò potrebbe inficiare il processo oltre che ledere, in qualche modo, il principio democratico alla base di tale decisione?

 

Come si è svolto l’iter per l’individuazione degli spazi comuni? Secondo lei il compito di provvedere all’assegnazione di tali aree ed il modo in cui farlo deve essere affidato al Sindaco, alla Giunta o restare tra le prerogative del Consiglio comunale come espressione degli eletti della Città?

Delle Aree Standard esiste un elenco che ogni anno è allegato al Bilancio. Nella Delibera di individuazione delle aree standard da dare in concessione era previsto che decidesse la Giunta Municipale in autonomia ma a seguito di un mio emendamento, accolto parzialmente, il Consiglio Comunale avrà l’ultima parola sull’individuazione delle aree standard da dare in concessione gratuita.  Invece, nella Delibera che modificava il Regolamento per l’affidamento di aree verdi l’individuazione delle aree da assegnare è delegata dal Consiglio Comunale alla Giunta Municipale. Ma è giusto che a decidere sia solo la Giunta Comunale? Perché sulla concessione di beni del Patrimonio Comunale non è investito l’intero Consiglio Comunale? Ovviamente, in sede di Consiglio Comunale ho rappresentato la mia opposizione alla concessione gratuita di qualsiasi bene comunale a privati, così come mi sono opposta alla delega “in bianco” concessa alla Giunta. Ciò che mi preoccupa è la strisciante ma invasiva privatizzazione di beni pubblici, addirittura dei parchi cittadini, ammantata dalla necessità per la scarsità di personale.  In realtà credo sia una scelta politica: poteva da tempo essere attivato l’impiego dei percettori del Reddito di Cittadinanza per la cura del verde, con costi minimi, e volutamente si è scelto di non farlo. La privatizzazione serve a consolidare interessi private e clientele elettorali. Appena partiranno le concessioni delle aree standard a titolo gratuito a privati per la realizzazione di parcheggi o altro, e la concessione gratuita dei parchi pubblici, o pezzi di esso, a privati, invierò esposto alla Procura della Corte dei Conti per la segnalazione del danno erariale.

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